Nell'attesa
di nuovi incontri
la testimonianza di Luca
Di
don Carmelo Andreatta
Da solo qualche settimana si è concluso il "Corso di formazione
per Animatori di gruppi giovanili" 1996/1997. Il vescovo Giuseppe, dedicando
tempo e forze, e con molto entusiasmo, ha continuato a seguire i suoi giovani
nel cammino della fede suscitando in loro e tra di loro non solo interesse per
il tema dell'anno "Gesù di Nazaret, viaggio nel Vangelo" ma
anche vera e sincera amicizia e fraternità. Lo diceva già il Vescovo
Eugenio l'8 febbraio 1992, uno di quei sabati mattina, che il Corso doveva far
nascere una "fraternità" tra i partecipanti. Partendo dalla
" lettura breve" delle Lodi mattutine di quel giorno "secondo
la promessa del Signore, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali
avrà stabile dimora la giustizia" (2Pt 3,13) - così commentava:
Giustizia
vuol dire rapporto giusto tra persone, da tutti i punti di vista. Persone che
si riconoscono appartenenti a Dio, si stimano, si amano, vivono una fraternità.
Il rapporto tra di voi è diventato un'altra cosa rispetto al rapporto
che magari avete in altri ambiti: questa è giustizia.
Il Vescovo Giuseppe ha rinnovato l'invito ai giovani soprattutto a "lasciarsi
fare dal Signore" per essere da Lui trasformati nel cuore e nella mente:
la nostra Chiesa avrà sempre più bisogno di laici formati e missionari"
anche per rispondere ci spiegava ai crescenti bisogni pastorali di tante nostre
parrocchie. Ecco allora un altro esplicito richiamo ad appassionarsi della Chiesa,
a mettersi al suo servizio, strettamente uniti al Vescovo e al suo Presbiterio.
Questa "passione per la Chiesa" Luca, studente universitario, un veterano
ormai di questi Corsi, l'ha acquisita pian piano, anche attraverso gli incontri
del sabato mattina, ed ora sente che può metterla a frutto. Così
mi scrive, qualche giorno dopo l'ultima mattinata del Corso di quest'anno, rispondendo
ad un mio preciso invito ("grazie" Luca!):
Vorrei dare la mia testimonianza riguardo a ciò che quest'anno ho vissuto
ai corsi del Vescovo del sabato mattina. Riflettendoci sopra, alla mente balzano
differenti impressioni, ma la più forte di tutte è quella che
mi ricorda il valore ecclesiale di tale esperienza. Il fatto di essere noi giovani
riuniti attorno al nostro Vescovo, segno dell'unità della Chiesa, dona
all'incontro di formazione un tono tutto particolare. Si vive infatti l'esperienza
di essere "gregge" e, in questo, "pecorella", condotti dal
buon Pastore. Mi rendo conto che questi momenti, prima ancora di essere di formazione
intellettuale, sono incontri di vita. Il Vescovo, infatti, con la sua semplicità,
ma anche con la grazia di cui è investito, riesce a giungere al cuore
delle persone. Questo fatto sconvolge, per così dire, il normale processo
di apprendimento: non si passa più dalla mente al cuore, ma viceversa.
La parola trasmessa dal Vescovo prima tocca la vita e da lì illumina
l'intelletto".
Interrompo un attimo la testimonianza di Luca per riportare una risposta significativa
del Vescovo Eugenio ai giovani del Corso (1992) riguardante l"educare alla
Fede" i ragazzi e i giovani.
D: "Come animatore ai ragazzi devo portare le mie esperienze di
vita oppure devo metterli di fronte all'insegnamento della Chiesa?"
R: Tutti intellettualismi! Dell'esperienza della vita fa parte anche
l'insegnamento delle cose, ma immediatamente vi rendete conto che io sto solo
insegnando perché vi dico delle cose ma ve le dico con un taglio diverso
da quello della scuola. Voi, quando insegnate ai ragazzi, dovete evitare l'insegnamento
scolastico, perché la gente non viene per questo! Dovete coinvolgerli
volendo bene e dando testimonianza di quello che siete perché così
cambia tutto. Perché dopo la Cresima i nostri ragazzi chiudono con la
Chiesa? Perché vogliono vivere e se durante la preparazione non gli abbiamo
fatto incontrare un gruppo dove loro possono vivere vanno a cercare altri posti.
Anche noi vogliamo vivere e insegnare alla gente a vivere e far vedere che la
fede è una vita da trasmettere e non solo una dottrina da insegnare.
I ragazzi vengono per giocare, per trovare un compagnia. Non bisogna sprecare
quella compagnia e trasmettere delle cose giocando, passando dal divertimento
al serio, com'è la vita. Il ragazzo si educa a partire dai suoi bisogni
comuni, primo tra tutti il bisogno del divertimento. Dopo però non possiamo
esaurire tutto nel divertimento.
Continua Luca:
"Quanto ho detto vale non solo per l'insegnamento, ma anche per la fede.
Anche sotto quest'ultimo aspetto la grazia del Vescovo agisce: mi sono accorto
più volte di come la mia fede si sia riscaldata dopo questi incontri.
Intendo dire che, al di là degli insegnamenti ricevuti, la mia fede in
Gesù Cristo trovava, attraverso ciò che trasmetteva il Vescovo,
nuova forza, rinnovandosi".
Ricordo ancora quando il Vescovo diceva in riferimento all'essere "Confermati
nella fede". Vale la pena di trascriverlo, mettendo in stretta relazione
con l'esperienza di Luca: (Il Collegio dei Vescovi incontro del 5 marzo 1994)
Gli apostoli erano dodici per ragioni storico simboliche, infatti dodici erano
le tribù del Popolo di Israele alle quali è stata annunciata la
salvezza. Quindi Gesù ha ripreso il "dodici" per fare il fondamento
dei Nuovo Popolo, non più giudaico, ma universale, senza distinzioni
di razza, colore, lingua. La salvezza è diventata universale, ma fondata
sulla continuità della prima Alleanza nella nuova ed eterna Alleanza
di Dio, trasformandosi nel corpo di tutti i successori degli Apostoli. Oggi
tremila Vescovi sono un corpo con la stessa struttura iniziale dei Dodici con
a capo Pietro, l'apostolo che ha tradito il Signore nel modo più umiliante
e nonostante ciò ha ricevuto l'incarico di confermare i fratelli, di
aiutare se mai qualcuno che sbagliasse. È un compito fantastico! Non
si tratta di comandare! È un compito che non ha niente di monarchico.
Infatti il re, come "la maggioranza", non conferma, comanda, anche
brutalmente! Il compito di confermare spetta al Papa nella linea di successione
petrina. Chi si allontana da Pietro non si lascia confermare, non rispetta la
missione data da Gesù Cristo a Pietro, punto di riferimento per tutti.
Confermare significa "dare fermezza", dare conferma, forza, sicurezza,
perché senza questa la vita è impossibile.
Luca, dopo aver parlato della "nuove esperienza" nel vivere l'educazione
e nel sentirsi confermare nella fede, termina la sua testimonianza ricordando
quando il Corso l'abbia richiamato alla dimensione missionaria della sua fede:
"Di pari passo coi due aspetti accennati ho notato che è cresciuto
in me l'amore per la Chiesa. Osservando come il Vescovo dona la sua vita per
la Chiesa, è nata in me la volontà di "fare con" con
lui, che vuol dire "dare con" lui per la nostra Chiesa. Ecco tre punti
che riassumono tutta la ricchezza di questi corsi. Mi stupisco di come tutti
questi aspetti superino la normale esperienza di una lezione di apprendimento
di concetti intellettuali, ma raggiungano davvero il livello di formazione integrale
della persona. Per questo va il mio grazie al Vescovo Giuseppe e a chi rende
possibili questi incontri." Per i giovani del Corso ora è tempo
della testimonianza, anche nell'attesa degli incontri per l'anno 1997/98. Parecchi
tra loro sono impegnati in questo periodo estivo su vari fronti per "costruire
la Chiesa" e per renderla sempre più bella! Luca assieme agli amici
che con lui condividono un ben preciso cammino di fede, è andato a Camperio
come animatore nell'ambito di un campeggio per ragazzi e ragazze dai 12 ai 16
anni: ha certamente messo a frutto quanto ha scopertine/coperto ed imparato, facendolo
diventare vita nella sua vita. Lo ritroverò con altri 150 giovani ticinesi,
in pellegrinaggio verso Parigi dove si celebrerà, nel prossimo mese di
agosto insieme al Santo Padre, la XII Giornata Mondiale della Gioventù.